La commenda S. Stefano

Nel 1149 il vescovo di Melfi, Stefano, donò agli ospedalieri di San Giovanni Gerosolimitano la chiesa di S. Stefano, ubicata fuori le mura della città. La chiesa era collocata fuori la porta del Bagno ed era circondata da una vasta proprietà fondiaria comprendente orti e giardini, terreni e grotte. Il documento è importante per due ordini di motivi: in primo luogo, si tratta della prima testimonianza relativa alla presenza dei Giovanniti di Gerusalemme in Basilicata; nel dettaglio, la domus di Melfi nasceva per servire i pellegrini che attraversavano le principali vie di comunicazione per raggiungere i luoghi di culto più importanti. In secondo luogo, è interessante osservare che è stato il vescovo di Melfi a farsi promotore della presenza stabile dei Giovanniti alle porte della città; il motivo di tale donazione – come si apprende nel documento - va ricercato nell’opera caritatevole che i frati svolgevano con il proprio sonodochio, vale a dire una struttura di accoglienza e di cura per i poveri. Presso l’Archivio di Stato di Potenza si conserva un Cabreo o sia inventario di tutti gli beni e rendite della venerabile commenda di S. Giovanni e Stefano di questa città di Melfi formato a petizione dell’illustre baly fra d(omino) Fabrizio Ruffo commendatore di detta commenda cominciato nell’anno 1766 e finito nell’anno del signore 1770.