Il casale di Gaudiano

Tra i beni confermati alla diocesi di Melfi, nelle mani del vescovo Guglielmo, da parte del pontefice Pasquale II figura il tenimento di Gaudiano, antico casale fortificato sito nella Valle dell’Ofanto, nei pressi di Lavello. La donazione pro anima del casale di Gaudiano in favore del vescovo di Melfi risale al 1097; ne è autore il figlio del Guiscardo, Ruggero Borsa, il quale precisa altresì che l’elargizione deve considerarsi comprensiva di tutti i villani ivi residenti e di tutte le pertinenze del casale. Nel Catalogo dei Baroni normanni fatto stilare da Ruggero II intorno alla metà del XII secolo Gaudianum è censito quale feudo del vescovo di Melfi: episcopus Melphie tenet Gaudianum et habet ibi de demanio feudo II militum. Per quanto concerne l’età sveva, nello Statutum de reparatione castrorum emanato da Federico II a Gaudiano figura una domus, vale a dire una costruzione destinata dall’imperatore svevo ai suoi svaghi. Sempre in età sveva, a Gaudiano è attestata una masseria privata dell’imperatore. Questi dati inducono a ipotizzare che il casale di Gaudiano, durante gli anni di impero di Federico II, sia passato sotto il dominio diretto dell’imperatore; tale ipotesi trova una possibile spiegazione in una notizia tràdita dalla Chronica di Riccardo da San Germano, da cui si apprende che il casale di Gaudiano fu distrutto nel maggio del 1228 per volontà dell’imperatore, per poi essere ricostruito già entro il 1240:
casale quoddam in Apulia, quod Gaudianum dicitur, Melfiensis dyocesis, ob culpe meritum imperatore mandante destruitur.
I motivi che indussero Federico II a tale gesto non sono esplicitati dal cronista svevo, è stato però a buon merito ipotizzato che tale atto potrebbe essere letto alla luce dello scontro che oppose l’ormai cresciuto puer Apulie a papa Gregorio IX, alla vigilia della prima scomunica perpetrata dall’inflessibile papa nei confronti dello svevo: presumibilmente, la distruzione del casale di Gaudiano fu una rivalsa dell’imperatore verso la diocesi di Melfi, schieratasi in tale circostanza con il pontefice, e si concretò nella spoliazione dei diritti vescovili sul casale. Da alcuni documenti contenuti nei Registri della cancelleria angioina e da un mandato regio del 1324 emerge chiaramente che, in seguito alla parentesi di età sveva, il casale di Gaudiano tornò nel possesso del vescovo di Melfi. In età aragonese il casale risulta invece ormai disabitato. Il vescovo di Melfi ha vantato il titolo di conte di Salsola e di barone di Gaudiano fino agli inizi del secolo scorso, quando si registra un contenzioso con l’onorevole rionerese Giustino Fortunato circa la legittimità del possesso di detti titoli. La famiglia Fortunato di Rionero risulta presente a Gaudiano come affittuaria dei vescovi dei Melfi già dalla seconda metà del Settecento; nel 1839 tutte le terre della mensa vescovile di Melfi poste nell’ex feudo di Gaudiano vennero concesse in enfiteusi perpetua dal vescovo di Melfi ad Anselmo Fortunato, nonno dell’onorevole Giustino. Per circa trent’anni i Fortunato versarono al presule melfitano il canone enfiteutico per le terre di Gaudiano, di cui divennero proprietari nel 1869. Si deve ad Ernesto Fortunato, fratello dell’onorevole Giustino, la trasformazione della tenuta di Gaudiano in una della più esemplari realizzazioni dell’agricoltura e della zootecnia del Meridione.