I diritti sugli ebrei

Intorno al 1170 il mercante ebreo Beniamino di Tuleda incontrò nel Mezzogiono d’Italia molte comunità ebraiche fiorenti. In particolare, dal suo Itinerarium si apprende che a Melfi la presenza ebraica ammontava a circa 200 individui o capifamiglia. Allo stato attuale, non si conosce pressoché nulla sull’origine di tale comunità; un’ipotesi suggestiva, ma non sufficientemente supportata da riscontri documentari, è che la comunità ebraica venosina, presumibilmente espulsa dalla città nell’ambito delle persecuzioni registratesi in Italia meridionale dopo l’avvento al trono dell’imperatore bizantino Basilio I (867-886), sia sopravvissuta e si sia poi insediata a Melfi nel secolo XI. La presenza di questa minoranza etnica dovette essere piuttosto importante e longeva nell’economia della vita della città di Melfi considerato che nei cedolari angioini la capitale normanna è definita Melphia cum Iudeis; il ricordo di tale presenza si è inoltre stratificato in microtoponimi quali Valle delli Judei (valle verso la Fiumara), Ralla delli Judei (strada che sfocia verso il castello). Dalle fonti concernenti il Mezzogiorno emerge che la maggior parte degli ebrei in età normanna vi esercitava mestieri legati all’artigianato; la comunità ebraica melfitana era molto probabilmente specializzata nella gestione dei balnea. L’etnia ebraica stanziata a Melfi era insediata accanto alla cattedrale; i legami con l’episcopio vanno però oltre questa vicinanza fisica e si traducono in una serie di diritti esercitati dal presule melfitano sugli ebrei: nel diploma ruggeriano del 1093, tra le donazioni indirizzate all’episcopio melfitano dal duca, figurano omnes iudeos. Questa dipendenza degli ebrei dal vescovo melfitano è meglio specificata e circostanziata nella bolla pasqualina del 1101 in cui viene confermato al vescovo Guglielmo il census iudeorum, vale a dire la tassa che gli ebrei erano tenuti a corrispondere. Tale dipendenza non si esaurisce con la fine dell’età normanna; nel 1288 papa Niccolò IV, invero, confermava al vescovo di Melfi iurisdictionem ordinariam in iudeos.
Immagine: Marinus van Reymerswaele, "Il cambiavalute e sua moglie" .