Per una cronotassi dei vescovi di Melfi
Le notizie circa il primo vescovo di Melfi, Giovanni, sono estremamente scarse; dal documento attestante la sua elevazione da parte del presule di Canosa e Bari si apprende unicamente che nel 1037 egli era stato acclamato dai melfitani:
petentibus vobis Johannem episcopum consecravimus.
In seguito alla conquista normanna, i nuovi dominatori provenienti dal Nord favorirono la presenza sulla cattedra melfitana di personalità loro particolarmente vicine; è il caso di Baldovino, di origine normanna, il quale fece parte dei più stretti collaboratori di Roberto il Guiscardo. Di Baldovino si sa che molto probabilmente prese parte al concilio del 1059, che sanzionò la nuova alleanza tra Roma e i Normanni e a quello del 1067, presieduto da papa Alessandro VII. Nel 1076 papa Gregorio VII diede all'arcivescovo di Acerenza, Arnaldo, la delega per reinsediare, dopo una penitenza, il vescovo Baldovino di Melfi; è probabile che la rottura tra Ildebrando di Soana e il Guiscardo, sfociata nel 1074 nella scomunica dell’Altavilla, abbia avuto dei riflessi anche sulla carriera di Baldovino, vescovo di Melfi, familiaris del duca. Dalla lettera gregoriana si apprende anche che ad intercedere presso papa Gregorio VII in favore di Baldovino era stato Stefano vescovo di Troia.
Il successore di Baldovino, Guglielmo, è il destinatario del prezioso privilegio di conferma di papa Pasquale II; nella lotta tra Tancredi e la coppia imperiale formata da Enrico VI e Costanza d’Altavilla, il presule melfitano si schierò dalla parte dell’ultimo epigono della dinastia degli Altavilla.
Nel 1149 è attestato il vescovo Stefano, autore di una donazione gravida di conseguenze sul lungo periodo, giacché la chiesa di S. Stefano da lui elargita in favore degli ospedalieri di S. Giovanni rappresenta il nucleo primitivo della longeva commenda gerosolimitana di Melfi. Tra le personalità importanti che hanno retto la diocesi melfitana nel periodo svevo è sicuramente da annoverare il vescovo Richerio; questi era infatti un sodale dell’imperatore Federico II e, oltre ad essere un buon pastore per la sua diocesi, si rivelò altresì un abile diplomatico e un buon militare: dal dicembre del 1219 si registra la sua presenza alla dieta di Augusta; nel 1221 presiedette la Gran corte regia come magister iusticiarius;
tra il 1225 e il 1227 rappresentò l’imperatore in Terra Santa e comandò la prima squadra della flotta imperiale che tra il 1231 e il 1232 mosse l’attacco a Cipro e Beirut. Proprio durante la dieta di Augusta, il vescovo Richerio ottenne dal valletto imperiale Andrea Lupino, un tenimento di terre situate nei pressi del fiume Lampeggiano, nel territorio di Lavello.