Nomi dei proietti
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I neonati illegittimi o nati in famiglie che non avevano mezzi sufficienti per provvedere al loro sostentamento, molto spesso, venivano affidati alla pubblica carità. Il ritrovamento di questi bambini, detti proietti o esposti, abbandonati nelle “Ruote” presenti in tutte le città, veniva segnato nel registro degli Atti diversi dello Stato civile. Oltre al sesso del bambino e all’ora del ritrovamento, nel registro, si annotava l’identità della persona che aveva rinvenuto il neonato e si descrivevano minuziosamente il modo in cui era vestito e gli eventuali oggetti che gli erano stati trovati vicino, in modo tale da permettere un eventuale riconoscimento nel caso in cui la madre si fosse pentita del suo gesto. Chiaramente nel registro si dovevano annotare anche il nome e il cognome imposti al bambino e, mancando legami famigliari, la scelta veniva guidata dai criteri più disparati: le condizioni atmosferiche al momento del ritrovamento, le festività religiose del periodo, la località in cui il bambino era stato ritrovato, oppure si prediligeva il nome di un santo o di un personaggio storico e non era raro il caso in cui nel nome, ma soprattutto nel cognome, restasse il ricordo della sorte sciagurata toccata a questi bambini, destinati alla miseria e, in molti casi, alla morte prematura. Gli orfani si ritrovavano così a portare nomi ricercati e fantasiosi, ne diamo qualche esempio:
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