Ruota dei proietti

 

L’istituzione della Ruota risale alla fine del secolo XII, quando Papa Innocenzo II, inorridito per la cattiva sorte che troppo spesso toccava ai bambini abbandonati, stabilì che si aprisse un reparto dedicato agli orfani nell’Ospedale di Santo Spirito.

Tra il 1806-1815 in Italia, con l’arrivo dei francesi, la “Rota proietti” venne ufficialmente istituita anche nei comuni dell’Italia meridionale per la tutela pubblica dell’infanzia abbandonata.

La ruota era costituita da un dispositivo girevole di forma cilindrica, prevalentemente in legno, diviso in due parti chiuse da uno sportello. Questo congegno, posto in corrispondenza ad un’apertura su un muro, permetteva di collocare, senza essere visti dall'interno, gli esposti, cioè i neonati abbandonati. Facendo girare la ruota, la parte con l'infante veniva a trovarsi dentro l’edificio, dove, aperto lo sportello, si poteva prendere il neonato. A fianco della ruota, nella parte esterna, c'era una campanella che serviva per avvertire della presenza del bambino.

Colei che per prima accoglieva il neonato, prestando le prime cure e scegliendo, nella maggior parte dei casi, il nome di battesimo, era la “pia ricevitrice”, una donna, spesso una suora, che aveva il compito, al suonare della campanella esterna, di prelevare i trovatelli dalla ruota.

Già a partire dai primi anni del XIV secolo, era presente a Melfi una ruota degli esposti presso la Chiesa dell’Annunziata, crollata durante il terremoto del 1576 e ricostruita dalla Congregazione di S. Giuseppe. Altre due ruote erano collocate, una presso il Convento delle Clarisse di S. Bartolomeo, l’altra alle spalle del Municipio in vico San Dionisio. Dalla metà del 1600 la collettività di Melfi si occupò dei bambini abbandonati pagando una “nutrice dei gittatelli”, che si occupava della loro crescita fino al momento dello svezzamento. Successivamente venivano affidati a famiglie o inviati al brefotrofio(1)di Napoli.

Nel corso del XIX secolo, a causa anche dell'aumento demografico, si cominciò a mettere in discussione la validità dell'istituzione della ruota, che riversava sulle casse pubbliche il problema del sostentamento di tantissimi bambini abbandonati; anche perché, troppo spesso, le famiglie numerose sceglievano di abbandonare i neonati nelle ruote perché non potevano garantire loro il sostentamento.

La prima città in Italia a chiudere la ruota fu Ferrara nel 1867, seguita dalle altre città della penisola, fino alla completa abolizione delle ruote all’inizio del Novecento.

 

 

(1) Istituto che accoglie, alleva e assiste i neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono. Si distingue dall’orfanotrofio in quanto quest’ultimo rappresenta quella struttura che accoglie ed educa i bambini orfani e i minori abbandonati o maltrattati dai genitori naturali.

Ruota dei proietti a Melfi in Vico S. Dionisio

 

 

Ruota dei proietti a Melfi in Vico S. Dionisio (particolare)